mama blog: 7 mesi con Valentino




Sette mesi. No, dico, abbiamo superato i 6 mesi, che sono metà di un anno, quindi ora Valentino si avvicina sempre più a essere un bambino (o meglio, un trottolino, quando camminerà) che un neonato. Le conquiste ultimamente sono tante, ecco quelle dell'ultimo mese.


Veggie tales e vaporiera

Lo svezzamento del porcellino è ufficialmente iniziato. Voi direte: evviva! Invece no. Nelle mie più rosee e sfrenate fantasie, Valentino avrebbe iniziato a mangiare cibo solido a colazione, pranzo e cena, in autonomia e con le sue dolci manine, permettendomi così di allattarlo sempre meno perché il cibo vero è tanto più soddisfacente del latte. Povera ingenua. Punto primo, la tempistica: dare ogni santo giorno colazione, pranzo e cena a un bambino di sei mesi è abbastanza difficile, perché devi piazzarlo sul seggiolone (piange), mettergli il bavaglino (piange di brutto), fissare il vassoio del seggiolone senza tranciargli le mani (impresa titanica perché non sta fermo) e convincerlo a mangiare. Secondo problema, la metodologia: con Valentino sto provando la via dell'autosvezzamento, che prevede che il bambino mangi da solo il cibo a pezzettoni che gli viene posto davanti, crudo se abbastanza morbido oppure scottato se troppo duro. Peccato che il cibo sia scivoloso come una saponetta bagnata, soprattutto se hai delle piccole dita grassoccie e umide di saliva, che necessitano di circa tre tentativi per afferrare un pezzo di frutta o verdura. Pezzo di cibo che difficilmente raggiungerà la bocca ma che sicuramente prenderà il volo lungo la strada, perché a metà percorso tra il vassoio e la bocca Valentino deciderà di agitare per bene le sue zampine da Magilla Gorilla e "ops! È volato via!". Terzo problema è evitare che si strozzi con il cibo, staccando bocconi troppo grandi che dovrà poi sputacchiare tossendo,  con grande apprensione del papà. Quindi, in barba ai buoni propositi, in questo primo mese di svezzamento, Vale ha mangiato con il ciuccio a retina, geniale invenzione per genitori apprensivi e bambini furbetti. Anche cercare di imboccarlo è dura: innanzitutto mamma, il cucchiaio voglio tenerlo da solo. Con due mani. Così il cibo finisce tutto sulle mie mani e in bocca non ci arriva nemmeno per sbaglio. La nonna, molto saggiamente, ha provato usando due cucchiai, uno con il cibo e uno da lasciare nelle mani del nano: diciamo che il metodo può funzionare, ma non è una soluzione definitiva. Chi è passato da questa esperienza prima di me mi assicura che "a un certo punto si sbloccherà e riuscirai ad abbandonare la retina, e anche con il cucchiaio andrà meglio". Andrà, un giorno, dopo molta pazienza. 
Altro punto dolente è la preparazione del cibo, ovvero pelare le verdure e cuocerle nella vaporiera. Io nella vaporiera vorrei tanto cucinare i ravioli cinesi al vapore, invece al momento ci preparo carote, zucchine e patate, facendo calcoli degni di un fisico quantistico per impostare il tempo di cottura più adatto: 5 minuti in più o in meno possono fare la differenza tra una carota troppo dura, difficile da ciucciare attraverso la retina, e una carota troppo morbida, impossibile da tenere in mano senza schiacciarla. Poi però, quando racconti alle altre mamme che stai facendo autosvezzamento perché così puoi dargli da mangiare quello che mangi tu e se lo mangia pure da solo (diciamo che al momento ancora non ci siamo, ma l'obiettivo è quello) ti guardano come se fossi una supereroina. Tu invece pensi alle pappe fatte con brodo senza sale, farine misteriose e carne liofilizzata e ti viene l'ansia all'idea di passare il tuo tempo a preparare la sbobba misurando tutto. No grazie, grazie, grazie no. Dio benedica il ciuccio a retina.


Vale pet therapy expert 

C'è stato un lutto in famiglia. Il fratello di mia madre è morto all'improvviso, per un malore, a nemmeno 70 anni. Tutta la famiglia è rimasta sotto shock per giorni. Io ho trascorso qualche giorno stando per quasi tutta la giornata a casa dei miei genitori, con mia nonna e il resto della famiglia vicino. Valentino, che fa grandi sorrisoni ma non ha proprio piena coscienza di stare al mondo, è stato sfruttato come si fa con i cani e i gatti per la pet therapy. Ha tenuto il nonno fuori di casa, la nonna sana di mente, la bisnonna un po' meno depressa, la prozia (neovedova) un pochino svagata e la zia Vale (sua omonima) si spera un pelo meno oppressa. Ma di animaletti stiamo parlando, dunque parliamo proprio degli animaletti di casa: i due gatti dei miei genitori, l'ormai anziana Kitty e il giovane gatto Romeo, hanno dato prova di un infallibile istinto di conservazione evitando il Vale come si fa con una belva pericolosa. Il primo giorno gli sono proprio girati al largo. Il secondo giorno, per quanto cercassimo di avvicinarli al bimbo, fuggivano spaventati. Il terzo giorno, tra un miao e una mezza soffiata, ogni volta che Vale allungava le mani verso di loro i gatti si allontanavano sempre un po' di più. Saggi gatti. 


Nido aperto e neuroni bruciati

Poco prima di compiere 7 mesi Valentino ha iniziato il nido aperto, che è una bellissima iniziativa del nostro nido comunale: un pomeriggio a settimana i bambini che non frequentano il nido possono accedere, giocare negli spazi del nido adatti alla loro età, scoprire nuove attività e socializzare con altre bestiole loro coetanee. Soprattutto, i genitori possono socializzare con delle persone adulte. Naturalmente, ho finito per ritrovarmi con un sacco di vecchi amici e relativi bimbi. Mi è piaciuta molto l'idea che Vale frequenti i figli di persone che io, a mia volta, conosco da quando eravamo dei ragazzini. Tra le varie attività proposte Valentino però si è fissato con due in particolare: la piscina di palline, ma solo perché ce lo metto io, ma soprattutto il cestino dei tesori. Ideato dalla psicopedagogista inglese Elinor Goldschmied negli anni '90, è una attività molto apprezzata dagli amanti del metodo Montessori, vuoi per la facilità di realizzazione, vuoi per la genialata che ci sta dietro. In pratica si prende un cestino di vimini basso e largo, ma non troppo grande, e ci si infilano diversi oggetti di uso quotidiano, che rientrino in determinate categorie, come oggetti di legno o di metallo, oggetti di origine naturale, ecc... praticamente il gioco più facile che potete organizzare senza troppa fatica. Anche i bambini lo amano alla follia: se metto il Vale seduto davanti a un cestino (qualsiasi, ma il cestino dei tesori del nido è il migliore) è capace di restare 45 minuti filati a ravanare tra catenelle, cucchiai di legno, sottopentole e filtri della moka. Quarantacinque minuti cronometrati. Certo, bisogna comunque controllare che non si cacci roba in gola (ah, i manici, quanto gli piace mettersi in gola le cose con i manici, tipo pennelli, frustini, colini e cucchiai) ma volendo si può anche lasciare qualche minuto da solo. Invece no, non ci riesci, perché stare lì a guardarlo che si mette tutto in bocca e fruga con l'impegno di un ingegnere in cantiere è come stare al cinema: immaginate un bambolottone lungo 70 cm scarsi, con il suo bel testolone rotondo e le zampe cicciotte come cosciotti di pollo, vestito di tutto punto come un mini umano, che si rigira tra le mani un colino da the con lo sguardo attentissimo di un cardiochirurgo che opera a cuore aperto, salvo poi metterselo in bocca, grufolando per la soddisfazione e facendo una faccia da furetto buffissima mentre lo lecca e lo sbauscia. Vi sfido a non ridere. 
Io invece mi sto rendendo conto che dormire poco e male la notte, perché qualcuno continua a svegliarti, ti brucia letteralmente i neuroni. Quelli che non mi sono bruciata finora me li sta bruciando il Vale. Quando si mette a piangere nel cuore della notte è come essere risvegliati da una di quelle vecchie sveglie con i campanelli in metallo piazzata su un piatto di monetine. Un disastro. Ne parlavo con altre mamme, tra nido aperto e pesata settimanale, ma nessuna mi ha dato della pazza: siamo tutte d'accordo che il pianto che ti trapana le orecchie e la carenza di sonno bruciano i neuroni peggio di una pista di cocaina tagliata col bicarbonato (bicarbonato che è il mio nuovo migliore amico perché ci pulisco tutto). A volte mi sembra proprio di non farcela mentalmente.
Quindi, quando incontrate una mamma, parlatele con calma, come si fa con gli anziani, perché i suoi neuroni non stanno messi bene e probabilmente ha perso un po' di ram.




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