Mama blog: il primo mese con Valentino




Valentino ha compiuto un mese. Non posso negare quanto la mia vita sia cambiata, ma ho avuto modo di soffermarmi su alcune cose.


UNA CALAMITA VIVENTE 
Girare con un neonato equivale ad attirare su di sé circa il 100% degli sguardi del tuo prossimo: è piccolo, super carino, sembra una bambola, fa un sacco di facce buffe. Tutto intorno diventa un coro di "awww! Che piccolino! Quanto tempo ha?". Rispondere che il bambino in questione ha meno di un mese aumenta solo la curiosità, come se un bambino tanto piccolo non potesse andare in giro normalmente ma dovesse rimanere sotto una campana di vetro, in casa. A luglio. Come no. Con tutto il bene che posso volere al condizionatore, dopo un po' uno sente anche un certo bisogno di prendere aria... altro motivo di curiosità è il mio aspetto: ok, dormo poco, ma niente che un pisolino pomeridiano e una buona crema per il contorno occhi non possano curare... inoltre, dopo mesi a sentirmi dire che con il parto naturale ci riprende più in fretta, ora la gente non fa che ripetermi  quanto sono magra, quanto il mio aspetto sia buono, quanto non sembri nemmeno una che ha partorito da poco... innanzitutto scusate se non mi è passata sopra una schiacciasassi. Poi, invece di essere increduli, fatemi i complimenti per quanto sono bella e fortunata. Non vi costano nulla, e non dovete neanche rosicare. Un mix di chili extra pre-gravidanza, una dose massiccia di farmaci per far lavorare la mia tiroide, molta acqua e altrettanta fortuna, hanno fatto in modo che prendessi pochissimo peso e che tornassi come prima molto velocemente. Se penso a cosa mi raccontano le mie compagne del corso preparto che hanno fatto il cesareo mi rendo conto di quanto mi sia andata bene: la ferita che fa male per settimane, ci sono difficoltà nell'allattamento, il dover portare una scomodissima guaina elastica per settimane (a luglio), la pelle in eccesso che da fastidio, il ciclo di antibiotici post operazione... altro che mamme di serie B, perché non hanno partorito "facendo fatica" ma hanno "percorso la strada più facile", come se fosse una loro scelta e come se molte di loro non abbiano fatto un cesareo dopo 30 e più ore di travaglio: io, a queste donne, darei un premio, gli farei una statua d'oro, perché c'è chi ha avuto la fortuna di un parto facile, ha sofferto per qualche ora (mano alzata) e poi si è ripresa in fretta, mentre chi ha fatto un cesareo sta ancora soffrendo dopo settimane dall'intervento. Tanta stima donne, tanta stima.


OMS VS REALITY 
L'organizzazione mondiale della sanità consiglia l'allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi del bambino. Io dopo due settimane mi stavo già arrendendo a dare il biberon a Vale. La prima settimana è stata dura: io ancora non avevo latte e lui perdeva peso. La seconda settimana è stata peggio: il latte era arrivato e Vale mangiava come se non ci fosse un domani. Alla terza settimana, giunti ormai a poppate notturne doppie, tra pianti disperati e sonno devastante, iniziavo a vedere il biberon e il latte artificiale come una validissima via di uscita. Tenere duro è difficilissimo, soprattutto pensando che in realtà, anche in questo caso, sono fortunata a poter allattare mio figlio al seno senza difficoltà quando c'è chi vorrebbe ma non può. I miei capezzoli mordicchiati non sarebbero molto d'accordo ma pazienza. Inoltre il piccolissimo neonato che navigava nelle tutine taglia zero, nel giro di un mese è diventato un porcellino che mangia a tutte le ore, ha una fame degna di Obelix a un banchetto, ma soprattutto è cresciuto di 4 centimetri e ha guadagnato un chilo e due etti in un mese. Il pediatra, incredulo, mi ha chiesto cosa gli sto dando da mangiare... il mio latte, a tutte le ore! Ormai lo guardo chiedendo tregua almeno tre volte al giorno, ma il signorino ha fame e se non mangia piange disperatamente e mi distrugge i timpani. Spero che tutto questo mangiare mi aiuti a perdere almeno dieci chili, altrimenti mi offendo a morte.


COSA PUOI FARE E COSA NO 
Il giorno in cui Vale ha compiuto tre settimane siamo andati a fare il consueto aperitivo domenicale con gli amici nel rinomato pub tedesco del quartiere. Naturalmente anche Vale ha voluto mangiare e così mi sono trovata a reggere lui con la mano destra mentre lo allattavo e a usare la mano sinistra per reggere forchetta e boccale. Qui sono emerse due cose che, a quanto pare, "non puoi fare" con un neonato. La prima è, ovviamente, bere alcolici. E qui si apre una gigantesca parentesi, perché anche tra medici, ostetriche e puericultori, c'è un dibattito sempre aperto sul consumo di alcool in gravidanza e allattamento, oltre che sul concetto stesso di "consumo di alcolici". C'è chi sostiene che un assaggio in gravidanza e una birretta ogni tanto dopo, naturalmente mangiando, sia consentita (e poi, come dicevano le nonne, la birra fa latte), e chi sostiene che anche un assaggio di alcool piccolo piccolo durante una cena sia vietatissimo sempre e comunque ed equivalga al consumo abituale. Io, ma anche tutti i medici che mi hanno seguita finora, appartengo alla fazione moderata, per cui se si mangia, senza esagerare, un bicchierino ce lo possiamo concedere, magari non tutti i giorni, ma almeno all'aperitivo della domenica! In fin dei conti Vale ormai è nato, la birra piccola che ho bevuto mentre lo allattavo gli è arrivata non meno di due poppate dopo e ormai praticamente priva di alcool, soprattutto perché è stata assorbita dal cibo che ho mangiato e diluita dalla moltissima acqua bevuta nel frattempo (ormai siamo arrivati a tre litri di acqua al giorno, perché grazie all'allattamento mi berrei l'acquedotto). Insomma, se non fossi tranquilla e sicura di non fare niente che possa danneggiare il mio bimbo, non lo farei, quindi perché non togliersi lo sfizio ogni tanto?
Altra cosa che, a quanto pare, "non puoi fare" è allattare in pubblico. Premessa: mi trovavo nel dehor di un locale in cui tutti conoscono tutti, seduta al mio tavolo in fondo alla sala e seminascosta dalla carrozzina. Del mio seno si sarà vagamente intravisto, guardando da molto vicino, qualche centimetro di pelle, merito di una bella maglietta larga sapientemente sollevata lo stretto necessario. Naturalmente, nessuno si è permesso di dire nulla, ma un caro amico di famiglia di Max è venuto a complimentarsi con me per la disinvoltura, perché "tante si sarebbero vergognate ad allattare in pubblico". Vero. Io per prima, se fosse stato un locale diverso e fossi stata più esposta, mi sarei probabilmente coperta con un telino, non tanto perché mi crei problemi mostrare il mio corpo (per quanto possa essere considerato in questo modo allattare in pubblico), ma perché mi rendo conto che potrebbe creare problemi ad altri. Quindi, Madre Natura ci ha dato la possibilità di nutrire i nostri cuccioli senza ausilio di cibo procacciato dall'esterno e io dovrei farmi problemi a nutrire il mio pargolo? Mah... siamo nuovamente nell'ambito della "campana di vetro" sotto cui tenere certi aspetti della nostra vita con un neonato, per cui prima "devi" fare dei figli ma poi devi tenerteli a casa tua.



UN BAMBOLOTTO ESIGENTE E RUFFIANO 
Quando vi dicono che i neonati hanno bisogno di contatto e che la teoria delle nonne per cui "se li tieni sempre in braccio prendono il vizio" è una cavolata, vi stanno mentendo. Hanno pienamente ragione le nonne. Vale ha già capito come piangere disperatamente, con tanto di broncio tristissimo, per farsi prendere in braccio. Ottenuto quello che vuole ti guarda con quella tonda faccia di tolla tutta guance e soddisfazione per essere riuscito nel suo intento. Naturalmente il trucco è applicabile a qualsiasi occasione: cibo, coccole, mal di pancia, solitudine, sonno... appena usciamo di casa, il movimento della carrozzina lo anestetizza istantaneamente nel 99% dei casi (se ha proprio fame e non mangia da più di tre ore, non c'è storia), così le persone non fanno altro che commentare quanto sia bravo e tranquillo. Quando dorme. Di notte, se decide di dormire in braccio è praticamente impossibile rimetterlo nella sua culla: si sveglia e piange finché non viene accontentato, poi si accoccola tranquillo e dorme come un bambolotto. Piccolo ruffiano dispettoso...
Rispettare determinati orari è praticamente impossibile: quando stai per uscire di casa, puntualmente vorrà mangiare, mandando all'aria i tuoi piani con il suo pianto inconsolabile. Ma il meglio viene all'ora dei pasti: lui non ha orari fissi (allattamento a richiesta, io ti odio), ma se la mamma si siede a tavola per mangiare, o cerca di entrare nella doccia, Valentino avrà fame, indipendentemente dall'ora. Mentre mangi volte capita che si assopisca (ciucciare stanca), ma se non lo tieni in braccio nel giro di due minuti piangerà disperato. Se arrivano i nonni (che hanno già totalmente perso la testa per lui) sarà super tranquillo e inizierà a piangere appena usciranno dalla porta. Insomma, ci vuole tantissima pazienza, ma la carenza di sonno non aiuta granché...


VALE FASHION BLOGGER IN CRESCITA
 Quando ho riempito i cassetti nella cameretta di Valentino con tanti completini in miniatura, non mi sono resa conto di due fattori: il primo è che in piena estate un neonato, perdipiù stufetta come lui, non ha bisogno di molti vestiti perché starà per la maggior parte del tempo con addosso body o pagliaccetti. Il secondo è che non ne servono molti perché cresce così in fretta che nel giro di un mese non gli andranno più bene. Vedere un bambino tanto piccolo assomigliare a un salsicciotto con addosso un body che fino alla settimana prima gli stava largo fa abbastanza impressione. Quindi sto cercando di mettergli tutti i suoi vestiti almeno una volta prima che diventino troppo piccoli. Per fortuna ci sono i saldi e soprattutto amici e parenti sono stati tutti molto generosi garantendogli un guardaroba degno di un fashion blogger in miniatura. Peccato che detesti essere vestito. Venire maneggiato come una bambola per farsi vestire è una delle peggiori torture per lui, che piange e si agita, dando prova di grandi capacità di contorsionismo. 

Insomma, qui non ci si annoia mai!

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